Avete presente quei momenti, in cui state vivendo un dejavu
talmente forte da non riuscire a comprendere dove finisce il ricordo e dove
inizia il presente? Le sensazioni che state provando già le conoscete, e in
qualche modo vi sembra di vivere nuovamente un’esperienza che si è già ripetuta
in diverse occasioni . L’unica differenza sta nel fatto che, ogni singola
volta, essa viene arricchita o impoverita a seconda di ciò che la vita ci ha
donato o sottratto nel frattempo. E’ paragonabile ad un piatto di pasta. La
base è sempre quella, ma i condimenti possono essere i più svariati. Possiamo
vivere la stessa situazione in maniera scialba, come se fosse condita solo con
semplice olio. O anche in modo molto più coinvolgente ed intrigante, come se il
condimento comprendesse anche sugo di pomodoro e parmigiano. A volte capita anche di trovare un cubetto di pancetta
nascosto nella cavità del maccherone, il che renderà l’esperienza ancora più
stimolante, quasi eccitante oserei dire, sopratutto se al tutto venisse
aggiunta una spruzzata di peperoncino fresco. Questo però, dal mio punto di
vista, consiste nel limite massimo di condimento raggiungibile. Se si
eccedesse l’esperienza sensoriale non sarebbe più qualcosa di positivo, bensì
un totale disastro. I gusti si mischierebbero troppo creando una mappazza
indigeribile, e a quel punto, la perdita del controllo avrebbe la meglio su
tutto il resto. D’altronde lo sanno tutti, bisogna andarci piano con le
aggiunte, e soprattutto bisogna saperle maneggiare con cura. Sì, avete capito bene, ho detto maneggiare, non dosare. Mi spiego meglio. Il peperoncino ad
esempio da quel tocco in più che rende il tutto più saporito, e quel tipico
pizzicorino sulla lingua può diventare qualcosa di molto piacevole se lo si sa
prendere nel verso giusto. Però bisogna prestare estrema attenzione quando lo
si usa, poiché tutto il piacere che è stato in grado di darti durante il pasto,
può essere sostituito in men che non si dica da un tremendo bruciore ad un
occhio, o peggio ancora, ad altre zone più nascoste, se non ci si lava le mani
per bene dopo averlo tagliato! Affermando ciò non voglio certo dire che fare
esperienza dell’eccesso sia proibito, o si debba evitare come la lebbra. Al
contrario, può essere molto utile per poter valutare meglio le situazioni
successive. Certo, questo significa accumulare un bel bagaglio di sofferenze,
pentimenti, e figure di merda che col senno di poi, al solo pensiero, ti fanno
provare un imbarazzo incredibile. Anche se ti trovi da solo in camera tua,
appena quell’oscuro ricordo fa capolino, ti senti come se tutto il mondo stesse
pensando a te sbirciandoti lungo la camminata della vergogna, su un lungomare
ligure in piena estate, con la differenza che le spiagge non saranno oberate
di cabine, ma di una sfilza di sguardi giudicanti che sono a conoscenza di
tutte le debolezze a cui hai ceduto, e della tua dignità calpestata, i quali
ruberanno tutte le attenzioni al mare, che nel frattempo giace sul lato
opposto, col suo respiro rumoroso. Comunque, nonostante tutto, ne vale la pena.
E’ molto meglio aver accumulato un bel numero di scivoloni utilizzabili come
punto di partenza per i successi e le soddisfazioni future, ed utili per trarre
più godimento da essi, piuttosto che avere la casella cerebrale dei ricordi
scarna o addirittuta deserta. Quali termini di paragone avremmo altrimenti?
L’importante in tutto ciò, è non lasciare che le esperienze negative ci
appiccichino in fronte l’etichetta con su scritto “perdente”. Se
questo capita, significa che abbiamo fatto il nostro odioso ingresso nel
circolo vizioso della vittima del fato malvagio, e della nostra convinzione di
essere inferiori fisicamente e mentalmente, rispetto a tutti gli altri. Quando
si tratta di noi stessi, questo maledetto senso di inferiorità lo si vive come
se fosse scientificamente provato, di origine controllata e
protetta…insomma…sarebbe un vero delitto non tenerselo bello stretto! Scherzi a
parte, la verità è che il nostro valore intrinseco non dipende affatto dai
nostri sbagli. Se così fosse, tutto il mondo dovrebbe tentare il suicidio in
preda alla disperazione. Non c’è niente da fare, più vado alla radice della
questione, più mi convinco che la scoperta del secolo sarebbe un concime per
facilitare la crescita del pelo sullo stomaco. Solo ultimamente mi sto rendendo
conto che se mi si presentasse di fronte il genio della lampada, e mi
chiedesse di esprimere i classici tre desideri, il primo sarebbe sicuramente
quello di avere un morbido tappetino da porre sull’epitelio gastrico. Tanto
pelo per tutti insomma, che poi tutto il resto viene da se!!! Ah
dimenticavo…una cospicua sommetta di denaro non guasterebbe per coronare il
tutto, in modo da trasformare la parrucca ispida in pelliccia! A pensarci bene
però, tutti questi discorsi sono solo evanescenti seghe mentali di una viziata,
membro di una delle società più ricche del pianeta, in preda alla noia causata
dall’eccessivo benessere e dal futuro incerto. Sia che io decida di fare
esperienze eccessive, sia che decida di essere la persona più equilibrata al mondo,
l’unica certezza è che TU, vita, mi condurrai come tutti gli altri allo stesso
capolinea. Tu mi ucciderai. Quindi non mi resta altro che scegliere un posto,
mettermi in posa e fare CHEEEEESE!
La sensazione del mondo che ti sta guardando anche quando sei chiuso in una camera da letto è incredibilmente vera. a volte capita anche a me di provarla...anzi, più che "a volte". Mi capita mentre sto nel letto e sono nella fase pre-addormentamento...mi prende una vergogna tale che mi rannicchio e copro del tutto col piumone.
RispondiEliminaNon credo comunque sia una questione di pelo sullo stomaco. Non credo sia quella moquette a preservarci da questa cosa.
Towanda